lunedì 2 settembre 2013

Lui ha trovato me

Milano mi ha fatto un regalo.
E' da quando sono rientrata dall'India che ho in mente il libro "La città della gioia". 
Quando qualcuno mi consiglia un libro, non riesco a lasciarmelo scivolare addosso. Sopratutto se il consiglio mi arriva durante un viaggio.
Titoli che ho sentito mille volte e che mai mi avevano ispirato alcunché, quando qualcuno si prende la briga di consigliarmeli, magari spendendoci anche due parole per raccontarmi quali emozioni ha suscitato, improvvisamente diventano un mantra. E finché non li leggo non riesco a darmi pace.

Gli slum sono l'immagine più forte che ho portato a casa da questo viaggio. Una povertà che non ho mai avuto il coraggio di immaginare. Ma se lamiere e materassi lisi, carcasse di animali e bambini nudi accovacciati nel fango li avevo in qualche modo messi in conto, non avevo messo in conto i loro denti bianchi, le loro fossette e i capelli da Pocahontas.
In una parola, la dignità. 
E "La città della gioia" - o almeno così mi hanno detto - narra proprio della vita in uno slum. E della dignità, appunto.



Fotogrammi estratti da un filmato girato in uno Slum di Vijayawada (Andhra Pradesh) - Agosto 2013

Oggi avevo voglia di carta ingiallita e polvere, di mensole piegate dal peso dell'inchiostro e di fragili torrette di copertine. In breve, avevo voglia di Libraccio. Vicino a casa mia (casa nuova!) oltre al Libraccio normale, con i libri a metà prezzo, c'è il "OGGI TUTTO A 2€". Che poi quell'"oggi" si ripete perpetuamente da chissà quanto tempo.
La tassa da pagare sull'esiguo prezzo dei libri è l'impossibilità oggettiva di "cercare" qualcosa nella bolgia di titoli sistemati A CASO. Una sommaria organizzazione è stata fatta in base al genere. Narrativa, Noir, Hobby...Per il resto Wilbur Smith ricorre sfacciato ogni 5 libri, su ogni scaffale. 

Il principio è - come dice la mia collega Ilaria - "lasciarsi ispirare". Qualcosa guiderà il tuo occhio verso un titolo. Poi guiderà la tua mano. E poi, solo poi, forse acquisterai.
Così, tra quelle centinaia di tomi, a narici spalancate pronte a cogliere ogni singolo atomo di essenza di libro usato, mi son detta che forse "La città della gioia", concentrandomi per bene, si sarebbe fatto trovare da solo.
Evidentemente non mi sono concentrata granché, perché nonostante l'aver spulciato abbastanza doviziosamente, nessuna traccia del libro. E figurati. Però un altro titolo mi ha colpito tra tutti. "Più grandi dell'amore". 
Lo prendo e l'autore è...Dominique Lapierre, quello di "La città della gioia". Fuochino. 
Dai Ale. 

Mi faccio più speranzosa e decido di affrontare il mio prurito a chiedere qualsiasi tipo di informazione ai commessi dei negozi. La ragazza mi dice che "La città della gioia" non ricorda di averlo visto di recente. E anche per lei che lavora in quel posto è praticamente impossibile cercare un titolo.

Ho ancora il volume in mano, lo soppeso indecisa sul da farsi. Per soli 2€ tanto vale comprarlo. L'autore magari mi piacerà comunque. E mentre ragiono su questa domanda da 999.998 euro - 2 sono per il libro - per qualche motivo lancio uno sguardo in basso con scappellamento a destra.
Tra millemila libri scompigliati lui è lì. Che si è preso la briga di trovarmi.
Manco a dirlo, in un sandwich di Wilbur Smith.

Quello che ho imparato è che se vuoi una cosa, la troverai solo quando smetterai di cercarla.
Quello che già sapevo da tempo è che questa semplice regola non funziona con gli Uomini. 
"Uomini" con la U maiuscola di Uilbur Smith.





martedì 16 luglio 2013

Hello Kitty come la ceretta

A quanto pare ci sono un paio di cose che una donna con molti argomenti e spirito di iniziativa superiore alla media impara sempre troppo tardi sugli uomini:

Uno. Lascia fare a loro. Tutto. Anche il più stupido qualcosa si inventa, se vuole. E se non vuole, non ti è costato nemmeno un neurone per capire che cazzo scrivere nell'sms.

Due. Fai la figa di legno e ti si apriranno tutte le porte. Nel senso che proprio ti si apriranno tutte le porte. Della macchina, del ristorante. Improvvisamente, in presenza di figa di legno, anche il più scazzato alla fine si spoma.

Tre. Fai un po' la finta stupidina, almeno fino al terzo appuntamento. L'intelligenza non è cosa da sfoggiare così, all'inizio, senza preavviso. Spaventa. Se proprio non ti riesce la stupidera, un qualunque accessorio di Hello Kitty potrebbe aiutare a confonderlo mentre parli di crisi turca e stato sociale.
Hello Kitty è la traduzione in plastica della frase "Ho bisogno di protezione e non ho nemmeno un pelo - nemmeno uno eh - perché sono piccola, io."
E se lo convinci di ciò, è fatta.


venerdì 21 giugno 2013

Son come l'happy hour di pesce.

"Chi ha una buona idea che da tempo stava chiusa nel cassetto, può tirarla fuori."
(sullo Scorpione - Paolo Fox, 22 giugno 2013)

"Molti tuoi post su Facebook fanno l'effetto di certi aperitivini di pesce sfiziosissimi. Ti aprono lo stomaco e te ne mangeresti un piatto intero. Invece rimani con la voglia."
(su un eventuale mio blog - Giulia M., 22 giugno 2013)

Due segni inconfutabili della necessità di aprire l'ennesimo blog e registrare 40 euro di domini alle 2 di notte.

Paolo Fox però mi ha messo la pubblicità prima dell'oroscopo. Che se l'oroscopo è positivo, mi sta anche bene. Ma se è da tegola in testa dal 5 piano, cornuta e mazziata.

Invece la mia amica Giulia mi ha dato l'ispirazione per il nome e l'idea per il payoff. 
E' tutto merito suo. Io ci ho solo messo l'accento, sulla u di abùlici precisamente. Che per voi ignoranti vuol dire: 

abùlico agg. e s. m. (f. -a) [der. di abulia] (pl. m. -ci). – Che o chi presenta abulia; per estens. (spec. in giudizî di biasimo), indolente, irresoluto: è un individuo abulico. ◆ Avv. abulicaménte, con abulia, indolentemente: passare le ore abulicamente sdraiato su un divano.


Happy Sour è lo slogan di un nuovo movimento. Il Movimento dell'Orgoglio Acido. 
Quell'orgoglio di chi ritorna in città dopo due anni di assenza e rivendica il proprio acidume da perfetta femmina scorpione meneghina (anche "meneghino" è una parola di Giulia). 
Nulla di nuovo, se non l'aver imparato in Emilia che è più divertente essere acide quando non si prende tutto troppo sul serio.

Davanti a uno Spritz, poi.

Sourly yours, 
Alessandra